Un piccolo fiore

 
“Tutto ciò che è bello, comunque sia, è tutto per se stesso, e in se stesso ha il suo termine, e non annovera quale sua parte la lode. In conseguenza la cosa lodata non diventa migliore o peggiore. E questo intendo dire anche a proposito di cose che si dicono assai comunemente belle, per esempio cose materiali o prodotti dell’arte; in realtà una cosa bella di cosa ha bisogno? Non più di quello che ha bisogno la legge, non più che verità, non più che benevolenza o modestia. Tra queste entità qualcuna è forse bella in quanto le venga tributata lode, o si distrugge in quanto biasimata? Si pensi un po’: lo smeraldo diventa forse peggiore di se stesso, se non viene lodato? e l’oro? e l’avorio, la porpora, un otre, una spada, un piccolo fiore, un arboscello?”
 
            (Marco Aurelio – Colloqui con se stesso)
            (La fotografia è di elio Copetti )
 
 

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(Riporto solo questo pensiero di Marco Aurelio, oggi, che tenevo in serbo da qualche giorno. La fotografia di Elio che ho accostato mi pare l’avesse scattata nel mese di giugno, e non c’è dubbio che sia una un’immagine primaverile, forse non  adatta alla stagione in corso. Ma mi è piaciuta a prima vista, e mi piace tuttora, e non credo smetterà di piacermi a causa della stagione. Quanta bellezza e perfezione in un bouton d’or, questo piccolo fiore, e quanta limpidezza in una fotografia.
Più che fare un discorso a tutto tondo, aspetto, se verranno, i pensieri di altri, se vorranno aggiungere qualche loro pensiero al pensiero di Marco Aurelio e/o alla fotografia. Mi permetto soltanto di consigliare di prenderlo come un gioco.)
 

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Va bene, non è trascorso nemmeno un giorno, ma vedo che non abbiamo tanta voglia di giocare, o forse pensiamo che la frase di Marco Aurelio sia oro colato?
Allora continuo io, vi dico ciò che penso quando leggo questa frase di Marco Aurelio.
Per prima cosa mi accorgo che l’idea di bello è data per scontata: egli ha ben chiaro cosa sia bello, e non ha alcun dubbio che sia bello allo stesso modo l’oro, l’avorio, la porpora, un otre, una spada, un piccolo fiore, un arboscello.
Non riesco a condividere questa sua idea di “bello” che comprende indifferentemente cose così diverse tra loro, alcuna delle quali mi fa pensare a tutt’altro che al bello.
Penso anche che nel suo ruolo di imperatore, è probabile che guardasse tutte queste più disparate e diverse cose dall’alto e da molto lontano, così  da riuscire a vederle tutte belle.
Oggetti “belli”, indifferentemente dall’uso che lui o altri avrebbero potuto fare degli stessi.
L’oro, per esempio, ancor prima di essere bello, è stato un bene di scambio, e ancora adesso più che bello è un bene rifugio.
La spada, più che bella, penso che potrebbe essere pericolosa, se non addirittura un oggetto di culto.
L’otre, ecco, quando penso ad un otre penso ad un semplice contenitore, che poi sia bello, come contenitore, potrebbe darsi, ma più che altro mi interessa quello che può esserci o che possiamo metterci dentro.
Oggi mi fermo qui. Domani o dopo continuo a smontare il brano pezzo a pezzo.
Ma se qualcuno ha qualche suggerimento, ben venga.
 
Continuo?
 
Continuo.  In un certo senso mi dispiace un pochino, perché anche il pensiero di Marco Aurelio, comunque sia, è bello, è tutto per se stesso e in se stesso ha il suo termine.
Anche la mia maestra alla scuola elementare diceva già che “il bello è il brutto van bene per tutto”. Un giudizio estetico dipende dal gusto personale, e non potrebbe essere discusso un gusto personale, non più di quanto varrebbe discutere che a qualcuno piaccia la pizza margherita più di quella al peperoncino. Anche se sappiamo bene che la cultura ha determinato per larga misura i nostri gusti.
Ma ora non voglio entrare nei meandri delle influenze culturali e non ne sarei nemmeno capace.  Bensì mi limito ad osservare che ci vorrebbe un bel coraggio, ai tempi attuali, affibbiare alla Legge un giudizio estetico. Di una legge potremmo dire se sia giusta o ingiusta, non di certo bella o brutta. A meno che Marco Aurelio pensasse a delle Leggi di ordine divino, sovrumane, e per le quali si potrebbe soltanto restare ebetamente a bocca aperta con un fil di voce a dire “Bello!”. Che tanto non la si può cambiare, e tanto vale mandar giù il rospo.
 Dalle rane oggi passiamo ai rospi.
 
 

20 pensieri riguardo “Un piccolo fiore”

  1. sai una cosa? leggo abbastanza pero’ per motivi a me sconosciuti non conosco l’opera di marco aurelio. ti ringrazio, quindi, per queste “pillole”, chiamiamole pure cosi’, lasciate sul blog. sono davvero molto belle. (ed interessanti). il fiore un ranuncolo credo…

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  2. ecco, vedi che è meglio lasciare parlare te?

    il commento che hai fatto tu, a me non sarebbe venuto in mente, e comunque è più bello leggerlo da te.

    (di ritorno da una bellissima Germania)

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    1. Sono contenta che sei stato in Germania, Mauro, e che il viaggio è stato proficuo (però, anche tu, potevi dirlo .. o forse sapevi che ero troppo impegnata col nuovo corso di danza del ventre? 😉 )
      ciao tato
      buon fine settimana

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        1. per tornare agli autobiografismi da blog, non posso tacere sul fatto che domani andrò a farmi operare al tunnel carpale. è solo un taglietto col laser, ma non so se avrò modo di rispondere ad eventuali commenti, se ci saranno: risponderò appena me la sentirò di farlo.
          Grazie Mauro, e anche agli altri.
          un saluto a tutti.
          ciao

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          1. carissima, allora l’operazione è stata oggi (giornata pienissima di impegni di lavoro per me, sono stato anche a Milano).

            spero sia andato tutto bene, ti mando un abbraccio, comunque.

            (a me tolgono la cataratta il 18 gennaio; ecco l’ho detto per tempo… 🙂 )

            certo che apprezzo ancora di più i tuoi post di questi mesi se penso che li hai scritti con una mano dolorante…

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          2. vedrai che nel giro di pochi gg. sara’ tutto a posto. magari passa dal “mouse” a un “pad” per il futuro… dicono che il mouse non sia il max. per il carpale… Buona guarigione !

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            1. grazie ragazzi, ma non è andata così.
              sono andata in ospedale e mi son detta, Ma sono proprio sicura che voglio farmi tagliare la mano? (anche perchè dopo le nuotate in mare non mi fa più tanto male).
              Così ho espresso i miei dubbi (dubito ergo sum è uno dei miei motti) e mi hanno risposto che non mi operavano se non ero convinta. E anche a voler tornare sui miei passi non c’era più niente da fare.. solo che adesso dovrò pagare gli esami.
              Intanto mi sono presa un giorno di riposo, e ne ho approfittato per scrivere estenuanti commenti sul blog di Md.
              Mauro, potrebbero interessarti, parlo di Severino 🙂
              Roberto: cos’è un “pad”?
              vi abbraccio entrambi.
              ciao

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              1. ehi, ho visto quel post, e ho cercato di trattenermi al largo, perché quando parlo di Severino divento facilmente sgradevole; adesso tu mi tenti proprio…

                felicissimo per questa piccola luminosa conquista contro la iatrocrazia! (chissá se il termine esiste, ma se non esiste, lo invento io!)

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              2. il track_pad: Nel mio imac invece del mouse ho una specie di tavoletta di dimensione ca. 15×15 (non ricordo precisamente.. ora sono “fuori_sede”) sulla quale appoggio la mano con il braccio “steso” e sfiorandola secondo una certa “codifica” fa tutte le cose del mouse e anche di piu’. Oltre ad essere comodissima mi ha risolto il problema del carpale.(avevo provato di tutto… tappetino con cuscinetto rialzato, mouses ergonomici etc) Immagino che un dispositivo simile esista anche per altri sistemi operativi. Magari prova a sentire in giro se esiste per il tuo PC… senti anche pareri di altri…Tieni presente che per noi programmatori il carpale e’ una cosa frequente. Ciao e a presto

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  3. domenica mattina ero a Brera con gli amici pittori. arrivati ai quadri di Morandi: apriti cielo! Sono belli o non sono belli? Luigi e Fausto in visibilio. Io che mi sono permesso di dire che preferivo Sironi(devo imparare a tacere). A momenti andava a finire in un match di catch ! Sembrava di parlare di politica o della nazionale(si fa per dire ovviamente) Quindi per come la vedo io qualcosa puo’ essere definita bella ma non essere bella di per se’. Per lo meno a me Morandi non piace e non dico “bello” di fronte a quelle cose.Non ci riesco. Non solo: mi guardo bene anche da dire “sono belle ma non mi piacciono”. Non vorrei scadere in becero relativismo ma credo che la definizione “bello” sia un’etichetta che si da’. Non so se esista un “bello” assoluto. r_anuncolo (cra cra)

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      1. ci ho pensato piu’ volte, diciamo per un totale di 20 minuti ! Pero’ alla fine non sapevo se ti avrebbe fatto piacere. Eravamo venuti per l’inaugurazione di una mostra sul naviglio la sera prima e quindi ti posso lasciare immaginare “l’eterogeneita’” del gruppo. Eravamo piuttosto variopinti, mettiamola cosi’ … Ma tanto ci devo ricapitare, e la prox. volta te lo faccio sapere senza meno. a presto _r_anuro_

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  4. Penso che Marco Aurelio si sbagli un pochino, forse a quei tempi non si distingueva bene fra oggettivo ed intersoggettivo. Se anche se tutti quanti trovassero bello lo splendore dell’oro, o del piccolo fiore, questa unanime celebrazione investirebbe implicitamente una molteplicità di rapporti: fra luce ed occhio, occhio e pensiero e dunque infine l’intero universo che sorregge tutti questi rapporti che, per il tramite delle parole vengono focalizzati su di una “cosa”. Ma è tutto un relazionarsi: isolare veramente quella “cosa”, fosse anche per lodarla, la farebbe invece inabissare nel non-essere.
    Ciao 🙂

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    1. la riflessione di Marco Aurelio appartiene a quel periodo felicemente ingenuo della cultura umana dove il bello coincide col buono e col vero.

      lui cerca soprattutto di difendere l’autonomia di ciò che è perfetto, e quindi bello, vero e buono al tempo stesso, ma poi osserva che l’autonomia della bellezza si estende anche agli oggetti più comuni, che partecipano per così dire di una bellezza di livello inferiore, fine a se stessa.

      in questa autonomia della bellezza non è difficile riconoscere l’eco dell’idea stoica dell’autonomia anche della virtù, che va perseguita per quel che è, senza sognare ricompense.

      noi apparteniamo invece ad un’epoca nella quale la bellezza è autonoma dagli altri valori, che non sapremmo neppure più identificare con certezza, come del resto avviene anche per lei stessa, che è ridotta ad espressione soggettiva.

      valori relativi tutti senza relazione fra loro e neppure al proprio interno; il mondo è diventato molto complicato e quando leggiamo solo l’inizio di questo pensiero “Tutto ciò che è bello…” siamo portati a chiederci subito che cosa sia bello, dato che non abbiamo più a disposizione un chiaro cirterio per definire la bellezza.

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      1. @Elio: ma allora Marco Aurelio non aveva neppure tutti i torti, quando dice che una cosa bella non ha bisogno di alcunché, basta a se stessa, è tutto per se stessa, eccetera.
        È stato leggendo “tutto per se stessa”, che ho sentito una pulce nell’orecchio che mi sussurrava che c’era altro, e che questo altro è la relazione. Anche se non saprei come esprimerlo, se non dicendo, per esempio, che siamo noi che abbiamo bisogno di relazionarci, anche per mezzo delle cose, per trasformare sia noi stessi che le cose.
        Il non-essere di cui tu parli, viene invece definito proprio l’opposto da coloro che negano il divenire. Come se, appunto, non fosse la relazione fra le cose, e fra esseri umani fra loro e tra le cose, responsabile della trasformazione, dell’avvento della cosa all’altra e alla successiva e così via. Diversamente le cose (per coloro) sarebbero, più esattamente “sono”, immortalate, congelate in una forma immobile e definitiva.
        Io sarei dell’idea che non solo un giudizio estetico è fine a se stesso, ma anche qualsiasi giudizio che non contempli la possibilità di essere messo in discussione. Ma ovviamente è la cultura dominante a stabilire il valore di mercato di qualsiasi cosa.

        @Bortocal: ti devo confessare che anch’io ho il brutto difetto di non riuscire più a capire se una cosa è bella se nello stesso tempo non è anche un po’ buona (a provocare almeno qualche scossa).

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        1. vedi? da un po’ di tempo bello è diventato appunto ciò che è buono a provocare qualche scossa.

          questa evoluzione dell’estetica dice molto intorno ad una umanità troppo sazia il cui principale problema è di non riuscire a provare più emozioni…

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