come si genera l’individuo?

Appartenenza, accoglimento, riconoscimento e confronto, sono i trascendentali che rampollano dalla radicale, ontologica, relazione a cui gli individui, lungi dall’essere gli atomi primi fondatori della società che empirismo e liberismo pensano, sono da sempre consegnati; e che accompagnano la storia appassionante, dolorosa e complessa dell’umanità entro cui emerge come questione economica fondamentale, quella del «resto». Non è pensabile lo scambio, essenza stessa dell’economico, senza resto; e il primo resto, fa notare Sini, è il corpo stesso che si staglia come primo oggetto, e che si fa, nel commercio sessuale, primo oggetto di scambio in vista della «vita eterna», attraverso la procreazione.

merci … beaucoup

“La ricchezza delle società, nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico, appare come una «immensa raccolta di merci» e la singola merce appare come una forma elementare. (…) La merce è prima di tutto un oggetto esterno, una cosa che per mezzo delle sue proprietà soddisfa bisogni umani di qualsiasi specie. La natura di tali bisogni, p. es. che derivano dallo stomaco o dalla fantasia, non fa alcuna differenza. * Qui non si tratta neanche di come la cosa soddisfi il bisogno umano, se immediatamente, come mezzo di sussistenza, cioè come oggetto di piacere, oppure indirettamente, come mezzo di produzione. Ogni cosa utile, come il ferro, la carta, ecc., si deve esaminare da un duplice punto di vista, secondo la qualità e quantità. Ciascuna di queste cose è un insieme di molte qualità e quindi può riuscire utile sotto aspetti diversi. È compito delle storia scoprire questi diversi aspetti e quindi i diversi molteplici modi di uso delle cose, come anche la scoperta di misure sociali per la quantità delle cose utili.” [Marx, Il capitale, Libro I, cap. I

it could be worse

La storia procede nel corso tracciato a fondo negli anni, e di fatto quello che vediamo accadere oggi non è iniziato né ieri né l’altro ieri. Per modificare il corso di un fiume, a voler tentare l’impresa, non sarà cosa facile e non basteranno pochi mesi né pochi decenni. Ma, quando faticosamente ne risali il corso a ricercare i punti esatti dove le scuole si divaricano, trovi dei bei concetti sfuggenti, che cambiano aspetto a seconda di come li si guarda, tipo la questione del valore, o del denaro, dalle quali così tanto "discende".. e subito, pare intervengano "interessi e scopi", a delimitare "opportunamente" lo sguardo ...

un solo giorno

«Per illustrare la meccanica dei processi esponenziali, quali la crescita della popolazione o quella della produzione industriale, Dennis Meadows propose la metafora della crescita di una pianta acquatica che si riproduca raddoppiando di entità ogni giorno, che si stabilisca in un lago dove si sviluppi, progressivamente, nel tempo. - Supponendo che non venga assunta alcuna misura per arrestarne la proliferazione quanto tempo resterà per evitare la completa occlusione del lago - chiede lo studioso americano ai lettori - quando la pianta avrà occupato metà della sua superficie? I lettori che abbiano colto la dinamica del fenomeno saranno sorpresi di constatare che non mancherà che un giorno solo. Identificando nella proliferazione della pianta letale l’insieme dei processi che, innescati dall’uomo, stanno alterando gli equilibri del Pianeta, la metafora esprime con efficacia la previsione che quando quei processi avranno prodotto, incontrollati, le proprie alterazioni, superando la soglia delle possibilità del controllo, l’umanità potrebbe non disporre più del tempo per ristabilire una convivenza con le risorse naturali capace di perdurare nel tempo.» [Antonio Saltini, in "Agricoltura biologica: le fondamenta della scienza, o le radici nella superstizione?"]

per un pugno di riso

"Negli ultimi cinquanta anni, dal 1950 al 2000, si è verificato un fenomeno privo di qualunque analogia nei rapporti plurimillenari tra la Terra ed i propri abitanti: il numero degli uomini è raddoppiato, la produzione di alimenti essenziali, i cereali, è triplicata. Analizzando la meccanica del fenomeno si comprende che è stato provocato dalla coincidenza di cinque fattori: la conversione delle foreste tropicali in campi coltivati, l'ampliamento delle superfici irrigue, la decuplicazione della produzione di fertilizzanti, l'esplosione di quella di antiparassitari e la costituzione, da parte della genetica, di nuove varietà delle specie coltivate. I medesimi fattori che hanno sfruttato risorse naturali, foreste, fiumi, giacimenti di minerali fosfatici, potenzialità delle piante coltivate, non sono più disponibili per un evento comparabile nei decenni futuri ..." [Antonio Saltini, La fame del Globo ]

le formiche e il capitalista

Immaginatevi cosa dev’essere per una società di formiche ritrovarsi con il mondo sottosopra. No, non dev’essere una bella cosa. Lo so. Ma so anche che si tratta di un conflitto di interessi. La mia economia di ortolana, contro la loro, di formiche. E siccome io sono più grande e grossa e ho lo strumento adatto, le formiche subiscono e, forse, soccombono. Non subito, però. Per ora subiscono un terremoto, un cataclisma. E infatti corrono qua e là come impazzite, cercando di portare in salvo le uova che custodivano nei cunicoli distrutti del formicaio. So quasi per certo che domani o dopo l’avranno ricostruito, alla bene peggio. Ma io tornerò lì e distruggerò di nuovo tutto il loro lavoro. Dura la vita anche per le formiche. Hanno organizzato tutta la loro economia perfettamente, e poi arrivo io a sconvolgerla da cima a fondo ...

buoni e cattivi

"Le soluzioni "a valle" dello squilibrio esterno sono politicamente insostenibili, ma lo sono anche "a monte". La convivenza con l’euro richiederebbe l’uscita dall’asimmetria ideologica mercantilista. Bisognerebbe prevedere simmetrici incentivi al rientro per chi si scostasse in alto o in basso da un obiettivo di inflazione. Il coordinamento andrebbe costruito attorno a questo obiettivo. Ma il peso dei paesi “virtuosi” lo impedirà. Perché l’euro è l’esito di due processi storici: il contraccolpo del capitale per recuperare l’arretramento determinato dal New Deal post bellico; e la lotta secolare della Germania per dotarsi di un mercato di sbocco ..." [Alberto Bagnai, "L'uscita dall'euro prossima ventura" in "La rotta dell'Europa"]

le solite orecchie da mercante

... sarebbe più esatto ammettere, come direbbe Esposito, che i fedeli del sistema finanziario e capitalistico non riescono mai a “sporgersi” al di fuori, nemmeno con l’immaginazione. Quando invece è solo immaginando un nuovo mondo e un nuovo sistema di regole, che si può sperare almeno di iniziare a cambiare un mondo che, così com’è, ci tiranneggia e non ci sta bene. Non c’è mai stato bene, beninteso, non soltanto adesso che la crisi sta imperversando gravemente, e che ci tocca da vicino. Non c'è mai andato bene: sia chiaro. La cosa che più di tutto mi sconcerta, è che qualcuno creda che il mondo così com’è proceda ineluttabilmente seguendo modalità e leggi sue proprie, come fossero altrettante leggi naturali, e non invece leggi e modalità create dagli uomini. Perché se fossero create dagli uomini si potrebbero cambiare. Non vi pare? E invece No. Esattamente come non si possono cambiare le leggi divine, non si possono cambiare le leggi del dio denaro. Ma questo è spudoratamente falso! Non si “vogliono” cambiare, questo sarebbe il dire esatto ....

in-civiltà in combustione

o fuliggine o polvere da sparo falangi nere Qualche volta mi capita di comporre degli haiku, anche se sarebbe più esatto dire che vanno a comporsi da soli, come una sintesi di sensazioni che si concentrano in tre versi di 5 - 7- 5 sillabe, 17 in tutto. In esergo l'ultimo haiku, della scorsa settimana, che però faccio fatica ad accettare: l’immagine poetica è tetra, e a ben vedere fa persino raccapriccio. No, non può essere, non mi piace - mi dico - anche se purtroppo è abbastanza consono ai tempi che corrono. Motivo per cui questo haiku potrebbe essere persino profetico - se credessi nelle profezie, cosa a cui non credo. Nelle contingenze, invece, su queste faccio un po’ più di affidamento, soprattutto se balzano agli occhi in tutta la loro evidenza. E, come suggerisce l’immagine evocata, è evidente che a furia di giocare con polveri nere e accendere fuochi, abbiamo un po’ tutti - chi più e chi meno - le mani sporche. Anche se non lo sappiamo. Anche se non ne siamo coscienti.