per un pugno di riso

 

 

– Sono vuoti – dice la vecchia contadina. Raccoglie una manciata di chicchi e la lascia scivolare tra le dita. Ne prende un’altra manciata e la soppesa nel palmo della mano.
– Magri, senza sostanza – ripete scuotendo la testa. E’ preoccupata, ma non è una novità, lo è sempre. Si preoccupa troppo, le dicono tutti. “Smettila di seccare”, le ripetono. Ma lei continua, imperterrita, a seccare.
– Abbiamo coltivato la terra come gli anni precedenti, ma anno dopo anno il raccolto è sempre più magro. Perché, come mai? – le chiede il giovane contadino.
– Abbiamo giocato a dadi. Ecco perché.
– Cosa vuol dire, giocato a dadi?
– Liebig, hai presente Liebig, quello dei dadi. Secondo lui era sufficiente mettere nella terra nitrato fosforo e potassio, la famosa formula NPK, i fertilizzanti artificiali, per ottenere un terreno fertile e produttivo.
– Infatti è quello che facciamo da sempre. Non è una novità.
– No, non è una novità … Soltanto non è così semplice.
– Come sarebbe a dire, non è così semplice?
– Vuol dire che ogni anno bisogna metterne di più per produrre la stessa quantità di riso. Ma la terra, che è un organismo vivente, sottoposta a cultura intensiva non è più la stessa, s’inaridisce, soffre. E’ diventata un substrato, sempre più povera di microelementi. E anche il riso non è più lo stesso.
– Se ne produce meno …
– Ed è meno nutriente. All’inizio sembrava un miracolo. Spargevi la polvere e sembrava una magia. Raccolti abbondanti, per anni, come non s’era mai visto. Ma poi, via via …
– Sempre di meno – ammette il giovane contadino. Raccoglie una manciata di riso e la stringe nel pugno chiuso.
– Ma basterà per tutti?

§

“Negli ultimi cinquanta anni, dal 1950 al 2000, si è verificato un fenomeno privo di qualunque analogia nei rapporti plurimillenari tra la Terra ed i propri abitanti: il numero degli uomini è raddoppiato, la produzione di alimenti essenziali, i cereali, è triplicata. Dimostrano l’eccezionalità del fenomeno i tempi impiegati, fino all’età moderna, dalla popolazione del Globo per raddoppiare la propria consistenza, variabili tra tremila e mille anni.
Analizzando la meccanica del fenomeno si comprende che è stato provocato dalla coincidenza di cinque fattori: la conversione delle foreste tropicali in campi coltivati, l’ampliamento delle superfici irrigue, la decuplicazione della produzione di fertilizzanti, l’esplosione di quella di antiparassitari e la costituzione, da parte della genetica, di nuove varietà delle specie coltivate.
I medesimi fattori che hanno sfruttato risorse naturali, foreste, fiumi, giacimenti di minerali fosfatici, potenzialità delle piante coltivate, non sono più disponibili per un evento comparabile nei decenni futuri. Per nutrire i tre miliardi di uomini che si aggiungeranno, nel futuro prossimo, alla popolazione mondiale, l’umanità dovrà, innanzitutto, preservare da ogni spreco le risorse disponibili, dovrà, soprattutto, provvedere alla più equa distribuzione delle produzioni sussistenti, evitando conflitti che, anziché soddisfare esigenze inappagate, moltiplicherebbero distruzioni e carenze.”   [Antonio Saltini, La_fame_del_Globo ]

 

 

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