il giardino dei sentieri che si biforcano

«A differenza di Newton o di Schopenhauer, il suo antenato non credeva in un tempo uniforme, assoluto. Credeva in infinite serie di tempo, in una rete crescente e vertiginosa di tempi divergenti, convergenti e paralleli. Questa trama di tempi che s’accostano, si biforcano, si tagliano o s'ignorano per secoli, comprende tutte le possibilità.» [Jorge Luis Borges, Il giardino dei sentieri che si biforcano]

la signora Dalloway

«Quei ruffiani, gli dèi, non l’avranno sempre vinta … Questi dèi che non rinunciano mai all’occasione di ferire, di ostacolare e di rovinare la vita degli esseri umani, rimangono sconcertati se malgrado tutto una donna continua a comportarsi da signora. Naturalmente io non credo all’esistenza degli dèi, non è colpa di nessuno … È così pericoloso vivere guardando a un solo aspetto della vita»

… sono i bambini a sostenere il mondo

Forse sono i bambini a sostenere il mondo e gli animali, forse sono i cuccioli d'ogni specie. C'è tanta gioia dentro quei corpi piccoli tanta di quella preghiera, forse sono i bambini i fiori l'acqua, le cose fatte da due mani, la quiete di una casa, robe di niente ... [Mariangela Gualtieri, da "Fuoco centrale"]

selvaggio a chi?

... gli Inglesi e gli uomini di Tanna sono come la carta e l’inchiostro. Gli inglesi, poiché sono bianchi, sono la carta; e gli uomini di Tanna, che sono neri, sono l’inchiostro. “Noi siamo l’inchiostro e voi la carta. E quando l’inchiostro finirà sulla carta, si scriverà una storia che salverà il mondo”.

un solo giorno

«Per illustrare la meccanica dei processi esponenziali, quali la crescita della popolazione o quella della produzione industriale, Dennis Meadows propose la metafora della crescita di una pianta acquatica che si riproduca raddoppiando di entità ogni giorno, che si stabilisca in un lago dove si sviluppi, progressivamente, nel tempo. - Supponendo che non venga assunta alcuna misura per arrestarne la proliferazione quanto tempo resterà per evitare la completa occlusione del lago - chiede lo studioso americano ai lettori - quando la pianta avrà occupato metà della sua superficie? I lettori che abbiano colto la dinamica del fenomeno saranno sorpresi di constatare che non mancherà che un giorno solo. Identificando nella proliferazione della pianta letale l’insieme dei processi che, innescati dall’uomo, stanno alterando gli equilibri del Pianeta, la metafora esprime con efficacia la previsione che quando quei processi avranno prodotto, incontrollati, le proprie alterazioni, superando la soglia delle possibilità del controllo, l’umanità potrebbe non disporre più del tempo per ristabilire una convivenza con le risorse naturali capace di perdurare nel tempo.» [Antonio Saltini, in "Agricoltura biologica: le fondamenta della scienza, o le radici nella superstizione?"]

una carezza

"La carezza è gesto-parola che oltrepassa l'orizzonte o la distanza dell'intimità con sè. E' vero per chi è accarezzato, toccato, per chi è avvicinato nella sfera della sua incarnazione, ma è anche vero per chi accarezza, per chi tocca e accetta di allontanarsi da sé per questo gesto ..." Luce Irigaray, "Essere due"

one for myself

(...) diverse mappe che sono state create dal XVII secolo a oggi, che non sono mappe reali, ovviamente, ma creazioni del territorio emotivo ed affettivo del cuore umano come se lo immaginavano nei secoli passati. Ne ho inserito solo alcune, le prime due, create nel 1830 "by a lady”, che rappresentano il "Paese aperto di un cuore di donna" e il "Paese fortificato di un cuore di uomo". E' chiaro che queste mappe sono soltanto delle “allegorie” e nessuno qui si sogna di considerarle reali, ma piuttosto ci dicono qualcosa di come nel 1830 o giù di lì, venivano considerati i mondi affettivi rispettivamente maschile e femminile ...

Spinoza and me

... quello che mi ha ostacolato dai miei propositi iniziali, oltre la stanchezza contingente di questi giorni d’inverno, è che ho omesso in toto la prima parte dell’Etica, quella che riguarda Dio, o sostanza. Ma poi ho pensato che non sarebbe corretto, perché è su questo Dio che Spinoza fonda l’Etica. Questo Dio che di certo non è più quello della teologia e tradizione filosofica precedente o futura, ma che Spinoza continua a chiamare Dio. Avrebbe potuto utilizzare un altro termine o sostituirlo semplicemente con quello di natura, o sostanza - e lo ha fatto - ma se l'ha mantenuto forse è perché nessun altro termine avrebbe potuto dare un’idea sufficientemente chiara di una sostanza che è causa sui. “Per causam sui intelligo id, cuius essentia involvit existentiam; sive id, cuius natura non potest concipi nisi existens.” Traduzione: “Per causa di sé intendo ciò, la cui essenza implica l’esistenza; ossia ciò, la cui natura non si può concepire se non esistente.” (E I, def. 1) Se mi sentissi in forma, più o meno perfetta, forse inizierei a discettare in termini logici sulla faccenda, posto che ne sia capace. Ma no, non è questo il modo né il tempo. Non ora. Mi arrendo. Oggi ho maggior desiderio di narrare del mio incontro con Spinoza. Un po’ di folcrore, cose così. Sulla scia dell'insostenibile leggerezza dell'essere me ...

niente di meno

Domenica mattina. Mi sono svegliata pensando alle donne della mia vita - ma a dire il vero è da qualche tempo che ci penso, un po' come ora guardo dal punto in cui mi trovo, l’albero che sta qui fuori dalla finestra del mio soggiorno. E poco dopo al telefono mia figlia mi chiede di fare una classifica dei giorni più belli che abbiamo vissuto - la mania classificatoria non risparmia neppure lei, ma questo è quanto, a quanto pare - e mi propone il suo ricordo dell’ultima nuotata che avevamo fatto insieme quest’estate al mare, fino al largo, fino al punto e il momento imprecisato in cui abbiamo deciso di tornare a riva ...

tingere i grigi di rosa?

La mente è, in qualche modo, tutte le cose (psyché ta ònta pos éstin) Aristotele, De anima, III, 431b Ho cercato un piccolo rimedio, oggi, un po’ di rosa per ricordare i giorni più chiari, cirri nembi, cieli leggeri, e so bene che non sarà utile a disperdere le nubi pesanti che incombono e travolgono le nostre fragili vite in balia delle forze della natura, che non sempre è possibile controllare. Così come il non fatto, o il mal fatto umano, o il non fatto ancora o per tempo ...

un pensiero

Il pensiero è un oggetto curioso, e mi chiedo se è proprio certo che siamo noi a pensare i pensieri, o se invece non siamo noi ad essere pensati dai pensieri. La mia idea, in questo momento, è che mi pare più facile che mi accada di “ospitare” dei pensieri, di prenderli in prestito, o di afferrarli, o pescarli dall’immenso mare del “pensato” umano. E anche se è chiaro, che siano per lo più oscuri i motivi per cui decido, o accetto di ospitare un pensiero anziché un altro, di fare una cernita e infine una scelta preferenziale, mi piace questo atteggiamento verso i pensieri da cui sono attraversata, perché mi permette di staccarmi da loro, di osservarli dall’esterno, come fossero appunto “cose” - frammenti, reperti, antichità, opere d’arte, fotografie, vele, foglie, fiori, sassi e piume - e di gettare su di loro almeno un minimo di sguardo critico, o ironico ...

L’istante

"Anche nell’ipotesi che tu debba vivere anni tremila e altrettanti anni diecimila, in ogni modo ricordati di una cosa: nessuno perde una vita diversa di quella che in quell’istante egli ha; né altra vita vive se non quella che in quell’istante egli perde. A egual punto dunque perviene una vita lunghissima e una vita del tutto breve. Vedi che il presente è per tutti eguale, ciò che via via si allontana non è più nostro, e il tempo che via via trascorre è istante brevissimo. Infatti non si può perdere il tempo trascorso e nemmeno il tempo futuro; come sarebbe possibile che ci venisse tolto ciò che non si ha? Insomma di questi due fatti bisogna tener vivo il ricordo: il primo che tutto perennemente è sempre d’un solo aspetto e che s’aggira quasi in un cerchio e che non fa differenza in nulla se si dovranno vedere le medesime cose per cento, per duecento anni oppure per un tempo che sia senza limiti. Secondo fatto: chi muore carico d’anni e chi muore subito perde una stessa cosa. Vedi bene che solo l’istante presente è quello di cui l’uomo dovrà sentire privazione; effettivamente, questo solo egli ha e ciò che non si ha, non si può perdere." (Marco Aurelio - Colloqui con se stesso)

la penultima versione della realtà

"Hay muchas cosas que yo amo en mi vida, y muchos, muchos más de lo que puede tener en la mano o contar con los dedos, y más tiempo pasa más veo que no seria suficiente añadir aún los pies. El vello, tal vez, por suerte tengo bastante. Del odio, en lugar de odios profundos, no se ... tal vez porque sólo tengo una cabeza, aunque todavía gruesa, no sé cómo hacerle estar firme. Es que en algún momento vamos hacer la paz con el mundo, que si no la vida puede ser dura. El tiempo que queda. Y uno de mis amores es Borges, el gran viejo ciego que ve las cosas invisibles."